martedì, settembre 25, 2012

Viva la muerte (della politica), viva la rinascita (della politica)

Un caro saluto a chi, nonostante la mia latitanza, continua a dare un’occhiata a questo blog.
Spero di non essere retorico dicendo: VI VOGLIO BENE!


Siamo sommersi dai cosiddetti scandali della politica. Si parla di degrado, di “porcile”, di “magna magna”. In effetti il livello di corruzione raggiunto dalla classe politica del nostro paese credo non abbia eguali in tutta la storia dell’Occidente. Per trovare qualcosa di simile bisogna andare nei regimi tribali retti dai signori della guerra, oppure in certe “repubbliche” baltiche, dove al governo ci sono le mafie. Il caso del Lazio ha fatto di nuovo balzare il mostro in prima pagina, dove purtroppo apprendiamo che il mostro è diventato la normalità. La classe politica di questo paese è sganciata dal paese reale, non rappresenta nessuno a parte se stessa e il proprio privilegio feudale. Ma è proprio questo il punto.
Un interessante articolo di Alberto Burgio, pubblicato sul manifesto, dice che questo stato di cose, la corruzione, la democrazia ormai allo sbando, è funzionale al mantenimento dello status quo, vale a dire al controllo del potere da parte dei veri padroni, i capitalisti globali, i cooordinamenti finanziari transnazionali, che possono agire indisturbati poiché le leggi le fanno i governanti, mentre i parlamenti “prendono atto”, si adeguano. La recente storia del nostro sistema dà pienamente ragione a questa tesi. L’arma è il terrorismo mediatico, minacce di default, di tracollo economico irreversibile, seguite da “tagli” che hanno come obbiettivo la distruzione progressiva del servizio pubblico e il trasferimento delle risorse ai privati. La democrazia è malata (per usare un termine ancora ottimistico), non vi è più sovranità nazionale. Non vi è più opposizione. Anche perché chi apparentemente si oppone seminando discredito e disgusto su una classe politica già totalmente screditata e disgustosa (leggi M5S e IDV) non fa che contribuire a questa necrosi democratica, avvitando il rifiuto della politica-fogna su se stesso.

Bene. Esiste una cura, una terapia omeopatica. L’unica possibile. Oltre questa cura, potrebbe salvarci solo una nuova versione della rivoluzione bolscevica, con la piena nazionalizzazione delle banche, delle principali industrie, del patrimonio edilizio, delle aziende produttrici di energia. Poiché questa soluzione è materialmente irrealizzabile, la cura non ha alternative.

Si basa sulla distruzione della macchina e la sua completa rifondazione. Proprio come avviene nel racconto di Kafka Nella colonia penale. La macchina è malata strutturalmente, è macchina di produzione di corruzione, di privilegio e di entropia. Chiunque entri nella macchina finisce per adeguarsi ai suoi meccanismi. E’ solo questione di tempo. Entrare in politica significa guadagnare somme improbabili, accumulare vitalizi inverosimili, usufruire di ogni genere di privilegi. Stupisce la fantasia con la quale, nel corso degli anni, la casta ha studiato nuovi incentivi, nuovi trucchi, nella più totale impunità.

Oggi la macchina non è riformabile. Chi finge di sostenerlo, per di più dall’interno, commette una truffa e lo sa. Dimezzare il numero dei parlamentari, oltre ad essere pura demagogia (si chiede mille per avere dieci, cioè una modesta riduzione), non cambierà nulla. La casta resterà, uguale a prima, leggermente ridimensionata. Invece bisogna riportare il Parlamento (e il voluminoso plico di fotocopie del suo modello, cioè i consigli regionali) alla sua funzione originaria: la guida etica del paese. La guida dei padri della Patria, i Dossetti, i La Pira, al cui confronto i nani di oggi sono dei clown. A quei tempi i parlamentari guadagnavano quanto un operaio specializzato. A quei tempi chi andava in Parlamento lo faceva perché sentiva di avere una missione, lavorare per il proprio paese. Chi voleva arricchirsi cercava altre strade. I ladri, i truffatori, i magnaccia non pensavano al Parlamento, mentre oggi hanno un comodo nido. La cura consiste nel mantenere l’attuale numero di parlamentari, perché più è ampia la rappresentanza più la democrazia è sana, ma i loro stipendi vanno ridimensionati di due terzi. I vitalizi vanno eliminati. I privilegi pure. I rimborsi spese vanno certificati. Le spese politiche vanno controllate da agenzie indipendenti.

E’ questa la cura, semplice, apparentemente banale. Ma l’omeopatia è semplice. Si basa su innesti di energia positiva. Il resto è demagogia televisiva. Un paese non cresce se non ha una guida etica. Se la guida è screditata prolificano la sfiducia, la furbizia, il cinismo. E oggi non abbiamo una guida, ma bande, gruppi di malaffare, predicatori, politici televisivi. Chi decide sta altrove.

In un Parlamento etico le diverse idee si confronteranno, si scontreranno, ma sarà una battaglia leale. Con la macchina rifondata chi andrà in politica lo farà per un motivo: combattere per le proprie idee, mettersi in gioco per scegliere il proprio destino di cittadini in un paese libero.




1 commento:

elisabetta bordieri ha detto...

e secondo te un innesto di energia positiva è cosa semplice?
il concetto di semplicità è spesso correlato alla verità...
ben tornato!
eli