domenica, giugno 19, 2011

I've got some Friends (?)


Alla serata/manifestazione della FIOM Tutti in piedi.
Arriviamo verso le 22, il parco di Villa Angeletti è strapieno. Lo capiamo mentre cerchiamo disperatamente parcheggio, che trovo in un buco che solo io conosco, poiché lavoro a poche centinaia di metri, nel palazzo di cristallo che sembra uscito da una pagina del mio La città nera. Ma guarda un po' che razza di coincidenza, penso a volte.
Lo capiamo per strada, mentre con alcuni amici ci dirigiamo verso l'entrata del parco, lo capiamo dal flusso ininterrotto di persone, quasi tutte giovani, che si dirige nella stessa direzione. E' come viaggiare sulla corrente di un fiume in piena.
Il palco è irraggiungibile. Una massa compatta lo circonda. Di fronte ai chioschi/camion di panini e piadine ci sono file chilometriche, che formano angoli retti. Circumnavighiamo il quadrilatero, nella vana speranza di trovare un punto di osservazione favorevole. Guardiamo il megavideo, che trasmette primi piani di Travaglio. L'audio è insufficiente, molte battute si perdono.
Siamo stupiti dalla folla, anche se non dovremmo esserlo. Sembra di vivere un momento storico particolare, col regime in difficoltà, una voglia di rivincita, un bisogno di cambiare, di ritrovarsi finalmente insieme a combattere le forze delle tenebre.
Forse perché siamo fuori target, sentiamo il gap dell'età. Sono quasi tutti giovani, trent'anni al massimo. Studenti, i fuori sede di Bologna. Ragazze, ragazzi, i soliti attaccati con guinzagli a cani di grossa taglia, quelli che chiamano con l'aggettivo tremendo di punkabestia, che non mancano mai alle manifestazioni.
Sì, forse per reazione a questo gap ci abbandoniamo a un gioco scemo: individuare un uomo, o una donna di almeno quarant'anni che possiamo qualificare come lavoratore o addirittura operaio. Qualcuno si trova, in giro per il perimetro del quadrilatero: alla fine io ne conto dodici, un mio amico undici. Un altro lo vediamo sullo sfondo, lo indichiamo e fanno 24.
E' davvero un gioco stupido, e lo sappiamo. L'indomani vediamo dalle riprese televisive che gli iscritti alla FIOM ci sono, e come, nelle prime file. E' il loro sindacato, la loro manifestazione. Inoltre molti delle migliaia di giovani possono essere precari, ragazze e ragazzi in cerca di lavoro, e non solo fans dei Subsonica. Ragazzi che reclamano un futuro, una possibilità, nel mondo devastato dagli umanorchi. E quindi è anche la loro serata. Ma insomma, ogni tanto ci si può lasciare andare senza sentirsi in colpa. Così quando arriva Benigni, l'ospite misterioso, siamo arrivati a 34.

Entrata trionfale da superstar, qual è. Si mette a correre sul palco, gridando “l'Italia s'è desta”, ricevendo applausi e ovazioni. E' straordinario il suo talento che gli permette sempre di trovare le parole giuste al momento giusto, come quando esclama “siete l'Italia migliore!”, evocando la famosa frase contraria di uno dei più atroci gerarchi del regime degli umanorchi. La sua è un'esibizione breve, accorata, quel mix di satira e sentimenti forti, persino drammatici, che lo contraddistingue nelle sue esibizioni televisive.
Cantano i Subsonica, fa un'apparizione la Dandini, poi Santoro, Vauro col cappello da Dante Alighieri. Scrosci di applausi, risate.
Restiamo un'ora, forse un'ora e mezzo, stanchi di allungare il collo per vedere tra le foglie di un albero, pentiti per non essere riusciti – o di non avere voluto riuscire – ad arrivare prima, per conquistare una posizione migliore, nonché preoccupati – come sempre avviene alle persone della nostra età – per la fine della serata e quindi la certezza di restare imbottigliati con la macchina in fondo al tunnel dove ho parcheggiato, per un'ora minimo.

Mentre percorriamo la strada al contrario, in mezzo ad altri flussi di giovani che rientrano, ma anche in contrasto con correnti che continuano a defluire verso l'ingresso del parco, ho dei pensieri contundenti.

Penso che tutta le serata è all'insegna delle superstar televisive, i professionisti dello spettacolo, anche se stanno dalla cosiddetta “nostra” parte. Personaggi pop, in grado di richiamare migliaia e migliaia di persone ovunque vadano. La serata è stata gestita, occupata soprattutto da loro. Sì, occupata. Mi chiedo quanta gente sarebbe venuta senza la presenza di Santoro, di Travaglio, che va pure in giro nei teatri a recitare i suoi monologhi dove denuncia con sarcasmo al vetriolo le malefatte degli umanorchi e dei loro cani. Penso, non senza disagio, che sono diventati degli imprenditori, che hanno capitalizzato il dissenso, la rabbia popolare, l'indignazione, anche se non dicono mai una cosa sbagliata o impropria. Penso, senza essere sicuro di essere nel giusto, perché dall'altra parte c'era una grande folla raccolta intorno al palco, che se per muoversi, per stare insieme, per manifestare in massa c'è bisogno delle popstar mediatiche, qualcosa non funziona. C'è come una malattia di fondo. Mi chiedo quanta gente sarebbe intervenuta a una manifestazione della Fiom per la sola voglia di manifestare. Qualcuno dei miei amici ribatte che non c'è nulla di male, che in fondo tutto questo contribuisce a creare movimenti di massa che possono finalmente abbattere il regime degli umanorchi e dei loro servi. Ribattono che sulle bocche delle star mediatiche, come le chiamo io, viaggiano parole e concetti giusti, e solo questo importa.

Eppure io, cocciuto, continuo a pensare che con queste premesse difficilmente può realizzarsi un vero cambiamento. Che questo sarà possibile solo quando riusciremo a riappropriarci della nostra voglia di manifestare in massa, di essere tra noi, senza la benedizione di un famoso attore o un famoso comico o un famoso gruppo musicale o una famosa presentarice o un famoso miliardario televisivo che indossa una improbabile, demagogica tuta da metalmeccanico e dice tutte le cose giuste.

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