mercoledì, luglio 13, 2005

TG Morte

Tripudio di sangue, morte e distruzione ieri al TG 1 delle 20. Hanno superato se stessi, hanno polverizzato il proprio record di necrofilia. Assolutamente impressionante. Tutta la prima parte era dedicata alle stragi, una vera e propria apoteosi del massacro planetario. Poi è arrivato Pisanu, a tranquillizzare l’opinione pubblica spaventata, e gli esponenti della Sinistra, che mettevano a disposizione il loro coro a sostegno di Pisanu. Questo unanimismo, questo stringersi insieme nella caverna buia, riscaldati a malapena dal fuoco mentre fuori imperversa la tempesta e le belve feroci ruggiscono, era particolarmente inquietante. E’ seguito un breve servizio, dimesso e triste, sulla situazione economica del paese, poi è ripartito l’urlo cavernoso del crimine: un elenco di omicidi, rapine, aggressioni. Hanno anche parlato di "una bambina con fegato e reni spappolati". Si avvertiva, nella voce fuoricampo che "informava", il profondo godimento che gli urlatori del regime provano quando possono enfatizzare l’emergenza, l’allarme perpetuo. Quando finalmente è finita avevo lo stomaco contratto e un senso di tristezza. E’ un sentimento – o meglio un sintomo – che si avverte spesso di fronte alla morte. Persino uno degli assassini delle SS, uomini allevati, addestrati allo sterminio dei propri simili, ha confessato che, dopo la strage delle Fosse Ardeatine, lui e i camerati provavano un "profondo scoramento". Sulle cause di questa apologia del crimine e della morte non credo vi siano risposte definitive, ma certamente maline, in un intervento su questo sito, ha colto un aspetto importante: una certa iconografia religiosa, dove i santi sono tutti uccisi in condizioni atroci, ha contribuito a influenzare la fantasia popolare, a renderla particolarmente sensibile alla spettacolarizzazione della morte violenta. Credo comunque che questo gusto perverso sia utilizzato ampiamente dal regime, che cerca di esasperare la paura, così il popolo spaventato si raccoglie sotto la sua ala cercare protezione e sicurezza. Ben venga quindi, per il regime, una informazione terrorista. D’altro canto noi italiani siamo sempre stati dei maestri nella manipolazione dell’informazione. E’ certamente buffa, ma significativa, la famosa velina del Duce che invitata i media di allora, radio e giornali, a dire che il tempo era bello anche se pioveva. Altri tempi, altri stili, ma la struttura, l’eredità genetica, in fondo non sono cambiate granché

1 commento:

Anonimo ha detto...

1. Continuiamo a non voler accettare la morte. A non voler che faccia parte della vita. Continuiamo a contrapporla ad essa, a porla come sua fine -postulando poi un "nulla", o un qualche improbabile paradiso. (Muoiono gli atomi allo stesso modo in cui si dissolvono le pecore elettriche sognati dagli androidi?)
2.Parliamo di destino, ci affanniamo a trovare coincidenze: ma è la morte "semplicemente" un destino?
Jacques Monod chiudeva con questa frase il suo libro "Il caso e la necessità": "Il suo [dell'uomo] dovere, come il suo destino, non è scritto in nessun luogo. A lui la scelta tra il Regno e le tenebre."
3.Le immagini che vediamo, grondanti di sangue, accompagnate fuori campo da voci che cercano di spiegarci la nostra precarietà, il nostro bisogno di essere difesi, accuditi, guidati -e sorvegliati- mi pare abbiano il solo scopo di avvisarci quanto sia pericoloso un vedere e pensare le cose individuale e personale. Tutti dobbiamo riconoscerci in quelle iconografie mediatiche che ci istruiscono, che ci insegnano dov'è il Male e dov'è il Bene (come se lo sapessero davvero; come se non ripetessero altro che dottrine e dogmi sempre più vuoti ed insignificanti!). A quelle iconografie dobbiamo accendere le candele ogni sera, illuminando lo schermo della tv. Per riconoscerci nell'indistinta massa degli adepti uguali ad ogni altro -indifesi, bisognosi di sicurezza: soprattutto in possesso delle stesse informazioni. Per poter lasciar libero corso poi al gossip per le strade, nei bus, nei luoghi di lavoro... "Che mondo! Che gente! Ah!, sapesse signora mia...".
Godiamo di questo modo di dar notizie? Forse si. Ci aiuta a immaginare l'orrore in un certo modo, controllato; a tenere distante il sangue vero; a sublimare il desiderio di una redenzione qui e ora. Mostrandoci molto, ci tolgono la possibilità di riflettere: si vogliono fornire fatti solo fatti nient'altro che fatti e in realtà si presentano solo simulacri -in qualche modo da adorare, perché fanno venire sempre più sete e via allora con l'offerta nella quale sempre più morbosamente si indugia sul cadavere, sul particolare. Ecco, pare si dica, questa è la morte ai nostri tempi -come se fosse mai stata altro, come se non fossero mai esistiti i Cesari e gli Attila, come se non dovessimo invece cominciare ad occuparci davvero della nostra vita (e della nostra morte) e non di quella che la politica attuale vuole farci credere essere.
Possiamo vedere tutto il mondo in contemporanea e in diretta(globalizzato) ma diffidiamo sempre più del vicino...

maline